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La Nasa celebra il 50° anniversario del lancio di Skylab

Skylab è il nome della Stazione Spaziale americana che ha permesso all’uomo di testare la propria resistenza in assenza di gravità. Questo vero e proprio laboratorio orbitante fu sede di importanti esperimenti mai condotti prima, ma la sua ‘carriera’ ebbe degli intoppi: rivediamo le tappe principali della sua storia!

Il lancio

Skylab fu lanciato il 14 maggio 1973 all’1:30 di notte dal sito Launch Pad 39A, presso il Kennedy Space Center, struttura per il lancio dei veicoli spaziali. Il veicolo utilizzato per far decollare la stazione fu il booster Saturn V, lo stesso razzo utilizzato precedentemente per mettere in orbita l’Apollo. Durante l’evento si verificò il primo dei tanti problemi tecnici che seguirono e che portarono gli scienziati della Nasa a interrompere l’orbita della stazione prematuramente. Infatti le vibrazioni della partenza determinarono il distacco di uno dei due pannelli solari e di uno scudo meteoroide, utile per la protezione nel caso di impatto con meteoriti, che si incastrò nel secondo pannello impedendogli il dispiegamento. I pannelli solari dei veicoli spaziali si rivolgono verso il sole e hanno il compito di fornire l’elettricità all’equipaggio: in questo caso però, la perdita di uno di essi causò un aumento interno delle temperature fino ai 52 gradi centigradi. Fu così che il lancio di Skylab I, il primo dei tre equipaggi che la Nasa aveva stabilito dovessero raggiungere la stazione, venne posticipato di dieci giorni, dedicati al ripristino delle condizioni di abitabilità nella Stazione.





L’arrivo degli equipaggi e le missioni a bordo di Skylab

Skylab ospitò ben tre equipaggi in tempi diversi: le squadre, ciascuna composta da tre uomini, la raggiunsero in orbita e ci vissero per diverso tempo.

Skylab I, costituito dal comandante Charles C. Conrad Jr., dal pilota Paul J.Weitz e dallo scienziato Joseph Kerwin, fu lanciato col razzo Saturn 1B dal sito Launch Pad 39B il 25 maggio 1973, appena 10 giorni dopo il decollo della Stazione, e fu recuperato il 22 giugno. Questa prima squadra avviò le riparazioni della struttura installando un parasole: la temperatura interna si abbassò fino a 23 gradi e permise di riprendere la completa attività per il 4 giugno. Nei 28 giorni che passarono in orbita gli scienziati portarono avanti esperimenti sull’astronomia, studi medici e risorse terrestri.

Il team Skylab II era composto dal comandante Alan L. Bean, Jack R. Lousma, pilota, e Owen K. Garriott, scienziato. La loro esperienza spaziale iniziò il 28 luglio 1973 e terminò dopo 59 giorni, il 25 settembre. Durante la loro missione apportarono ulteriori miglioramenti tecnici al veicolo e proseguirono con gli esperimenti.

Gli ultimi tre studiosi a raggiungere Skylab furono Gerald P. Carr, comandante, William R. Pogue, pilota ed Edward G. Gibson, scienziato. Partirono dalla Terra il 16 novembre 1973 e vi fecero ritorno dopo 84 giorni, l’8 febbraio dell’anno successivo. La loro missione, denominata Skylab III, consisteva nell’osservazione della cometa Kohoutek e nell’eseguire altri esperimenti.

La fine del progetto Skylab

Ogni equipaggio, con la manutenzione, riuscì ad aumentare considerevolmente la durata della Stazione Spaziale in orbita ed è anche per questo che al suo interno gli scienziati hanno potuto condurre migliaia di ore di sperimentazione e completare, rispettivamente, 404, 858 e 1214 orbite terrestri. Il record di 84 giorni nello spazio raggiunto dal team dello Skylab III fu battuto ben 20 anni dopo, quando la Nasa stessa collaborò con la Stazione Spaziale Sovietica Mir. Il progetto Skylab è stato il pioniere degli esperimenti nello spazio: ha permesso di osservare la Terra, il Sole e di porre le basi per le scoperte astronomiche di cui oggi ci possiamo vantare, e non solo. Ha permesso di sviluppare nuovi strumenti per migliorare la qualità della vita in orbita e oggi la permanenza dell’uomo nello spazio è molto più sicura.

L’attività di Skylab terminò l’11 luglio 1979, quando la Nasa, dopo il riscontro di un periodo di attività solare molto intensa, decise di riportarlo sulla Terra e anticipare la fine della missione, che inizialmente doveva essere di 10 anni. La Stazione si disintegrò durante l’impatto con l’atmosfera: insieme ai detriti che caddero tra l’Australia Occidentale e l’Oceano Indiano sud-orientale, ha lasciato una grande eredità: dal 1979 in poi l’astronomia ha fatto enormi passi in avanti e lo deve soprattutto a questo grande progetto.



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